Dal 2 al 4 dicembre si è tenuto il Milan Coffee Festival, la più importante manifestazione specialty coffee in Italia, un format europeo che fa visita ogni anno anche in Italia, a Milano. In questa tre giorni ho rivisto tantissim* amic* e appassionat* come me e ho avuto modo di dare un’occhiata alle novità del settore e assaggiare tantissimi caffè. Continua a leggere per entrare nel mio racconto!
Un evento per scoprire il caffè specialty
Un evento per soli coffee lovers? Macchè! Il Milan Coffee Festival è l’occasione perfetta per poter entrare nel mondo del caffè Specialty e degustare tantissimi caffè da numerose torrefazioni italiane ed europee. Al festival, infatti, le torrefazioni mettono a disposizione assaggi di caffè filtro o espresso, mentre altri organizzano degustazioni tecniche.
I caffè “anaerobici” al centro dell’attenzione
Ciascuna torrefazione decide di offrire un’ampia selezione della sua offerta e le novità più scottanti! Sicuramente i caffè “anaerobici” sono stati i protagonisti di questa edizione, caffè molto fermentati e dalle lavorazioni sperimentali che sviluppano in tazza note strong, impattanti e molto dolci, spesso anche lievemente alcoliche. Un trend, quello dei caffè molto fermentati, che sta sempre più prendendo piede, evidenziando una tendenza chiara del mercato.
Non solo fermentatoni, ho assaggiato anche ottimi caffè lavati e naturali. E proprio attorno a questi temi, relativi alle lavorazioni, mi sono confrontato molto con altre persone del settore. Il trend delle fermentazioni prolungate è una necessità di mercato, che chiede più ricercatezza e note gustative più marcate, ma il coffeelover cosa beve? Con molt* condivido l’idea che un caffè con note più marcate sia più comprensibile e forse sbalordisca di più chi è nuovo al mondo dello specialty, ma al contempo un coffeelover come me di solito non beve in grande quantità caffè anaerobici, come lo fa con un caffè lavato, più discreto, più leggero e meno impegnativo. Momenti diversi, dunque? Forse. Il dibattito è aperto!
La passione per il caffè e il proprio lavoro: l’emozione del Milan Coffee Festival
Complessivamente, in questa edizione ho visto tanta passione e ho potuto toccare con mano il lavoro difficile e faticoso, ma necessario, di una comunità che si muove condividendo importanti valori.
La passione per il lavoro e per la materia prima di barist* e torrefattori torrefattrici hanno completato l’esperienza. Al Milan Coffee Festival ciascun roaster o barista si mette a disposizione per raccontare la storia del caffè che ti offre – come avviene il lavoro all’origine, quali caratteristiche ha il caffè e come viene tostato. È questo che fa la differenza: non si tratta solo di prodotti di qualità, ma di prodotti intrisi di passione e di ricerca. Anzi, non solo prodotti, ma storie, esperienze, racconti, valori da difendere.
Ma si mangia? Certo! E si beve.
A rendere possibile la costante degustazione di caffè è proprio il cibo che Forno Brisa e dolci di Cafezal. Croissant, focacce, panettoni, toast – cibo in abbondanza.
Il primo giorno a pranzo ho mangiato la focaccia con pastrami di Forno Brisa, il secondo un toast. Sempre di Forno Brisa, ho DIVORATO un panettone allo strüdel fenomenale. Appena riscaldato sulla piastra, stravolto di composta di mele, accompagnato da un caffè filtro, quel panettone era superlativo.
Non solo caffè, ma anche preparazioni a base di latte con caffè, con grande presenza delle bevande vegetali, oppure cocktail alcolici con liquori al caffè. Tra questi, merita una menzione il vodka tonic preparato con il liquore a base di silverskin di Cafezal!!
Le competizioni al Milan Coffee Festival
Non solo assaggi e degustazioni, il MCF è stato anche il luogo di sfide e battaglie tra baristi. Nel corso dei tre giorni si sono tenute competizioni di latte art e la competizione Roast Masters, in cui team di baristi e torrefattori si sono sfidati in difficili prove a tempo.
Ho trovato davvero emozionante la tensione del lavoro di squadra che ho percepito durante la competizione. Ancora adesso mi chiedo come si possano preparare in così poco tempo così tante preparazioni diverse a base di caffè: cappuccino, flat white, espresso, filtro, cortado, mocha,… COME FANNO?!
I caffè che più mi hanno colpito
Specie Excelsa Indiana di Peacocks Coffee Roasters
Un assaggio impegnativo, qualcosa di davvero nuovo. Matteo Pavoni seleziona sempre caffè interessanti e anche questa volta mi ha stupito. Al MCF ha proposto una specie, quindi al pari di Arabica e Robusta, ormai più poco coltivata e da molto dimenticata ma che adesso alcuni agricoltori stanno recuperando.
La pianta di coffea Excelsa ha una resistenza simile a quella della Canephora ma l’esperienza gustativa è diversa. Note balsamiche di anice e radice di liquirizia, ma non è legnosa come la Robusta, molto più fine a livello gustativo. Queste note molto persistenti si allungano su un mouthfeel unico, mai sentito all’assaggio di un espresso specialty. Hai presente la sensazione vellutata che lascia il caco quando lo mangi? Quella sensazione che ti fa pensare di avere la bocca impastata. Ecco, questo. Un’esperienza davvero interessante che mi ha molto colpito!
Kenya anaerobico d612
Kenya molte volte fa rima con lavato, no? Eppure d612, una torrefazione fiorentina, ha scovato un Kenya anaerobico che ho provato in filtro. Mi ha rapito. O, meglio, forse l’ho rapito io, perché mi sono portato a casa un pacchetto.
Lampone, lampone e cioccolata bianca. Sentori vinosi controllati e acidità ben pronunciata dei frutti rossi. Che dire? Innamorato.
Kenya Lavato di Tomassi
Rimaniamo su un Kenya, ma spostiamoci su una lavorazione diversa. André Tomassi mi ha fatto assaggiare un Kenya lavato moto singolare. A incuriosirmi sono state le note di lavanda e salvia, floreali e balsamiche, estremamente eleganti e gradevoli. Quando mi sono presentato per comprare un pacchetto, mi ha detto che, purtroppo, l’aveva finito. Molto triste.
Christmas blend di Hub Coffee Lab e Cascara
Hub Coffee Lab mi ha fatto assaggiare la migliore miscela di Natale del Festival. Azzeccatissima: è quel che deve essere. Cioccolato e spezie, senza esagerare. Un Christmas Blend perfetto per il Natale dello specialty coffee lover!
A casa mi sono portato però la loro Cascara: qualità altissima. L’ho provata un paio di volte ed è molto dolce, bella acidula e molto profumata. Una delle migliori mai assaggiate.
Colombia Pink Bourbon di Nowhere
Assaggiato sia in espresso al Milan Coffee Festival sia in Filtro, a colazione, proprio da Nowhere, nella loro nuova sede! Che dire, il Pink Bourbon è una delle mie varietà preferite. Filtro e Espresso mi hanno conquistato. Tostano bene, sempre.
Il mio podio coffee nerd del Milan Coffee Festival
Pump My Moka: la moka pompata!
Proprio così. Pump My Moka l’avevo già vista a Host Milano un mese prima e l’ho ritrovata anche al Milan Coffee Festival. si tratta di una Moka E&B Lab modificata con l’aggiunta di una banda termometrica e una pompetta per regolare la pressione all’interno della Moka. Il vantaggio? Grazie a questo sistema, non è necessario portare l’acqua della Moka a temperature elevate. Inoltre, è possibile estrarre a freddo con acqua o con alcolici, per creare drink unici!
Stefano Cevenini mi ha preparato un Moka tonic impressionante per aromaticità e complessità. Ben bilanciato, esaltava alla perfezione il caffè tostato da Niccolò Zorloni di NUDO Artisan Coffee!
Hoop!
Un dripper super interessante che avevo già visto a Host. Si tratta di una soluzione perfetta per chi vuole un caffè filtro senza troppe storie. Come funziona? Posizioni il filtro, aggiungi il caffè e versi l’acqua in una sola volta, per il resto fa tutto Hoop!
Trovo che questo dripper sia perfetto in particolare per i coffeeshop e le caffetterie che hanno un fitto flusso di visitatori e, dovendo gestire numerosi ordini, possono beneficiare da una preparazione semplificata del caffè filtro. Infatti, mentre Hoop! termina l’estrazione, il barista o la barista possono tranquillamente svolgere altre attività, come la preparazione di altre bevande oppure dedicare maggiore attenzione e cura nello spiegare il caffè che sta preparando.
A Host ebbi modo di vederlo in funzione grazie ad Alessandro Galtieri, il quale mi promise che mi avrebbe preparo il peggior caffè che avrebbe potuto fare, senza preoccuparsi delle dosi dell’acqua. Ha aggiunto il caffè, versato l’acqua ad occhio e il risultato è stato davvero convincente!
Geniale, no?
Lo zucchero magico invisibile di Forno Brisa
Un’idea super, come lo sono spesso le loro: Forno Brisa ha invitato lo zucchero magico invisibile, una bustina di zucchero… vuota! 😉
Perché ho trovato interessante questa nerdata? Perché è un bel modo di comunicare una posizione forte! Nel settore dello specialty molti si accaniscono contro lo zucchero e spesso capita che alcuni si accaniscano contro chi lo zucchero lo usa. Il risultato? Allontaniamo le persone.
Dovremmo adottare una comunicazione più orizzontale oppure, come ha fatto Brisa, più leggera. Questa bustina crea un ERROR404 in chi la prende in mano. Si tratta di una anomalia meravigliosa che stuzzica la mente e veicola efficacemente un messaggio, senza risultare snob. È provocatoria, certo, ma lo fa bene!